Alimentazione sostenibile: fare attenzione ai cibi ricchi di pesticidi

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L’alimentazione sana e la cucina naturale sono alla base dello stare bene, per i singoli individui ma anche -come spesso abbiamo avuto modo di ricordarvi- anche per la sostenibilità ambientale. Non a caso, infatti, i prodotti alimentari derivanti da agricoltura biologica sono più gustosi e nutrienti, anche se spesso sono anche più costosi. Una scelta di consumo critico importante, che continuiamo a suggerirvi di perseguire, anche se dovete prestare molta attenzione. A dirlo non siamo solo noi, ma anche e soprattutto la Shopper’s Guide to Pesticides in Produce.

Questa guida, giunta ormai alla sua ottava edizione, racconta di tutte le varietà di frutta e verdura che invece di essere coltivate secondo i criteri di agricoltura biologica sono ricche di pesticidi. L’elenco, realizzato dalla Environmental Working Group, contiene ben 45 tipi di frutta e verdura, che sono stati pazientemente ordinati in base alla quantità di pesticidi che sono stati riscontrati.
Gli esperti hanno dunque analizzato ben 60700 campioni, davvero un numero importante, sottoponendoli a rigidi esami di laboratorio e monitorando i risultati. Potreste dunque restare molto sorpresi dalle dodici varietà di prodotti naturali che invece contengono i più alti livelli di pesticidi.
La mela, ad esempio, raggiunge il primato della lista per quantità di pesticidi, ma se invece si vuole valutare con quanti diversi tipi è trattato un alimento proveniente dalla terra, il record lo detengono uva e peperoni, per i quali si utilizzano ben 15 varianti di pesticidi. Tutti i campioni di pesche noci studiati, ad esempio, sono risultati positivi ai testi: vuol dire che di questo frutto il 100% è trattato utilizzando pesticidi. Davvero tristi questi risultati, soprattutto per prodotti che spesso vanno a comporre la nostra famosa dieta mediterranea. Insieme a questi si vanno poi ad aggiungere il sedano, le pesche (non solo, dunque, le pesche noci), le fragole, gli spinaci, la lattuga e i cetrioli, per non parlare delle patate e del cavolo verde. Oltre a contribuire all’inquinamento ambientale, infatti, questi prodotti spesso non hanno quelle caratteristiche che ce li potrebbero far ritenere prodotti naturali, da alimentazione biologica. Massima attenzione dunque, soprattutto dai fornitori da cui scegliete di rifornirvi.
photo: mralan